Capo Nord 2003
/*Nordkapp 2003*/«..solo che per avere la soddisfazione di fare una vacanza dormendo in macchina, nessuno potrebbe chiedermi i soldi di un albergo, che a Capo Nord non esistono.» |
Last modified: Sep 06, 2003 (Created: Aug 9, 2003)
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Capo Nord: Knivskjelodden
Circa 40 EUR.
Allora perché non salire più su? Al parallelo 71°11'08"?
Per 20 EUR in meno!
A Capo Nord allora niente Nordkapp, bensì Knivskjelodden! Nordkapp è qual posto dove ti chiedono i soldi per lasciarti fare qualche foto in un posto che non è il capo nord del continente. Attrezzatevi per una breve escursione quelche chilometro più a sinistra di Nordkapp.
Capo Nord: Il percorso
Capo Nord: Magerøy
Per giungere a Capo Nord è necessario giungere sull'isola Magerøy. Il tunnel per l'isola di Magerøy affonda sotto mare subito, dopo una strettoia la cui funzioan non è stata ben chiarita. Sono due lastre di acciaio che creano una sorta di portale il cui accesso è regolato da un semaforo. Venendo dalla terraferma si incontra subito dopo l'ingresso la nebbia. Credevo fosse fumo, invece è proprio il frutto della condensazione dell'umidità dell'aria. Si tratta dell'aria dell'isola. Aggiungiamo qualche elemento indispensabile per comprendere perché proprio all'ingresso di terra ferma si debba ritrovare le condizioni climatiche care a noi della pianura padana.Continuando a scendere molto ripidamente, a malincuore mi tocca frenare, la nebbia si dirada e giunti sul fondo si ode il rumore si un'auto in fase di sorpasso. Ma non vi è alcuna macchina oltre alla nostra. È Doppler e dei grossi ventilatori che producono quel rumore WWWwwwooamm... passandoci sotto. Poi inizia l'erta di pari inclinazione e lunghezza della discesa. All'uscita niente nebbia ma bisogna pagare comunque l'esoso pedaggio norvegese.
Quindi l'aria viene spinta solo nella parte più bassa del tunnel, ovviamente sempre in una sola direzione. Viene spinta da la sotto perché le pareti in roccia sono più fredde e con ciò lo è pure l'aria. In quelle condizioni è più facile da ventilare perché a maggior densità. L'energica azione dei ventilatori ne provocano la compressione localizzata e quindi il riscaldamento. In prossimità dell'uscita l'aria si può espandere e raffreddare oltremodo per la presenza delle rocce fredde. La concomitanza delle due circostanze ne determinano la condensazione.
Capo Nord: Eden
Notte molto gradevole. Ben 8 ore di sonno. Solo la mousse di moose mi ha provocato contrattempi facilmente risolti.Questo è un paese fantastico. Come nell'Eden l'uomo si nutriva dei frutti degli alberi e di ciò che Dio gli metteva gratuitamente (?) a disposizione, così qui verso il capo nord la corrente elettrica è messa a disposizione dai rami di linee predisposte nei parcheggi e nei piazzali delle aziende o dei condomini. L'unico problema è che non tutti li dimenticano accesi o con la serratura aperta... per esempio quelli di stamani erano con la serratura, ma alcuni avevano una spina inserita per alimentare qualche carico nascosto al di là di una staccionata. È stato apparentemente facile sostituirgli la spina del mio portatile, solo che estraendola con troppa veemenza lo sportellino dotato di molla si è richiuso facendo scattare il blocco. Il secondo tentativo fu un intervento più preciso potendo sfruttare l'esperienza appena pregressa. Spero solo che all'altro capo della spina staccata non ci fosse il polmone d'acciaio del nonno di un norvegese.
Il vero Eden però provvederebbe anche ad Internet, RJ45, TCP/IP, DHCP.
Approfitto dell'abbondanza del momento per fare reboot alla macchina, che durante il viaggio tengo sempre in 'sospensione' per non scaricare inutilmente la batteria con lunghi e penosi avviamenti.
Ah! Dimenticavo, ho rubato anche un vassoio alla MacDonald destinato nel nuovo utilizzo a fornirmi il supporto per mangiare molto più fast e molto peggio che nell'azienda sponsorizzata in rilievo sulla sua superficie superiore. Ho rubato altro alla multinazionale i cui hamburger preferisco nettamente a quelli di BurgerKing, è lo zucchero, ma non per me ma per il mo amico. Nello stessa occasione ho chiesto educatamente ai commessi se potevo ricaricare la batteria del telefonino.
Capo Nord: Aurora boreale
Nella notte siamo saliti sulla strada che permette di superare i 450 m per raggiungere un punto di vista sbigottente sul fiordo di Geiranger. La strada è a pagamento. Ma la notte sull'altopiano ormai è fonda. Passiamo senza curanza del vincolo, credo si dica pure 'fare i portoghesi'. La strada è ripida, stretta e sterrata. E non si vede nulla oltre il ciglio esterno che è paurosamente a spiovente. Ovvero, la strada non è piatta ma è quasi la superficie di un cilindro, e spostandosi sul bordo esterno sembra di dover scivolare giù. Considerando che la strada è esplicitamente aperta alle corriere, mi chiedo che impressione possano averne i passeggeri quando due di quei bestioni si incrociano, costringendoli ad allargarsi al limite della carreggiata. In cima è poco più chiaro che alla sua base. Al di sotto di 1450 m, sul fiordo, ci sono dense nuvole dalla quale emerge l'illuminazione del porticciolo. La vista è ottima sulle montagne circostanti. Tento qualche foto.La discesa non è più spedita. Il GPS di Navicella segnala la lenta discesa. Ricomincia la strada principale, appena più agevole di quella per Dalsnibba, con solo il 9% di pendenza.
Ed ecco al centro di un profondo tornante apparire una strana nuvola. Sembra un nastro bianchiccio appeso al cielo con dei filamenti finissimi, illuminato non dalla luna, nè dal tramonto... è aurora boreale!
Per la cronaca. La cima del Dalsnibba viene suggerita dalla LonelyPlanet. Guida estremamente incostante nella qualità dei suggerimenti logistici e turistici.
Ciatiamo per esempio la presenza della chiesa in legno più grande della norvegia ((???) alta 2 centimetri di più della media delle chiese in legno di tutta la scandinavia) e l'assenza delle batterie costiere da 40 millimetri a difesa del porto di Narvik con incredibile vista sulle Lofoten (!!!).
Capo Nord: Surströmming
L'odore del fondo di una barca, di uno di quegli ammassi d'alghe, reti di cozze e gusci, di sabbia e conchiglie. Il sapore è... ve lo dico alla fine così arriverete almeno al fondo del brano.Mi coccolo per un poco il barattolo. Questo barattolo è l'idea che accarezzavo in ufficio mentre organizzavo la gita, mentre risalivo l'Europa per Svizzera e Germania, mentre varcavo la soglia di ogni ICA di Svezia fino a quello benedetto di Göteborg.
Giocherello con birra e Wasa per fare abboccare lo stomaco allo scherzo tremendo che gli sto preparando. Il mio socio come ha promesso ha pure mantenuto di non occuparsene, però collabora con la macchina fotografica in attesa di vedermi far affondare il primo boccone nell'antro famelico della mia bocca.
Apro la lama apposita dello scissore svizzero e mi posiziono nella posa del cacciatore africano che apre la bocca alla tigre appena uccisa. Appoggio la punta principale ad artiglio sulla superficie del coperchio ed adagio l'altra al bordo ricalcato del barattolo per realizzare il fulcro della leva prevista.
Con questa formidabile leva mi bastano pochi gradi per applicare il momento sufficiente a provocare gli slittamenti tra i piani reticolari del metallo della latta ed aprire un piccolo foro.
Mi accerto che il socio sia riuscito a riprendere il tutto con la macchina fotografica, cosa che ovviamente non si è verificata. Chiedo allora un fazzoletto per poter liberare gli occhi dal sale e tutto il resto -.
Completo l'apertura del barattolo. Nella piazzola danese di sosta c'è un forte vento che porta via l'odore. Potrei anche sbucciare e affettare finemente le cipolle senza minimamente commuovermi.
La salamoia è un liquido scuro. Emergono a malapena i dorsi delle aringhe che, però non si dibattono più essendo eviscerate e decapitate.
Saggiata la consistenza della carne con una forchetta, risultano mollicce e prive di tono. Il contrario di un'aringa morta fresca o anche cotta. La spessa impressione si ha sollevandone una: la poveretta che un tempo sguazzava felice ambendo ad una esistenza effimera e senza troppi pensieri, magari visitando un fiordo o la foce di un fiume, ora si inarca mollemente, sfibrata, sembra priva di lisca, che eppure si intravede da ciò che rimane della testa recisa.
La apro dalla schiena. Si sfiletta facilmente. Nella carne, come si intuiva, è scomparsa ogni traccia di fibre. Il ventre è piana di uova, da questo si dovrebbe intuire il mese in cui è stata pescata (e che ne so io?). Non rimane molto da mangiare dopo questa pulizia, la salamoia e la fermentazione hanno disciolto le parti più tenere della carne lasciandone un sottile strato attaccato alla lisca. Bevo altra birra e assaggio.
Il boccone è piccolo. La carne è stata letteralmente raschiata dal dorso dell'animale caro estinto, senz'altro caro estinto per qualche altro animale della stessa specie o del gradino superiore nella catena alimentare. Lo introduco in bocca sebbene ormai ho percepito con tutti i sensi che si tratta di un Superpesce. Il bolo neanche fa tempo a formarsi che tutto si oscura nella mia mente. Nelle tenebre qualcosa rapidamente si avvicina luminoso. È l'ingresso di una strada di luce, sinuosa come le curve preferite nelle donne, vertiginosa come la strada percorsa attraverso l'isola Magerøy. Poi tutto riappare.
Il sapore è saporito... che dire? Fiori d'Arabia ammuffiti, mandorle Trentine dopo la pioggia, retrogusto di kiwi depilati con la mousse al salmone lariano. Noi che in Piemonte puliamo etti di acciughe sotto sale possiamo a malapena riconoscere questo sapore che è molto più 'marino'. Come un'ostrica, ecco.
Ora il barattolo vuoto fa bella mostra sullo scaffale di casa, le aringhe fermentate sono tornate al mare dopo ulteriore ossidazione, la giacca è in una busta ben chiusa in fondo ad un armadio.
Capo Nord: Sörböle!
Capo Nord: Ingegner Vinci
Omero nel baltico?FINE