Socrate: II Atto
/*Socrate: II act*/«Parentesi culturale. Cito un paziente lavoro svolto rigorosamente tra la filologia sull'argomento e l'agiografia su ciascuno dei personaggi rappresentati: un atto di tributato a Socrate.» |
Last modified: 5 Mar, 1999 (Created: 5 Mar, 1999)
Location: http://paris6969.altervista.org
Feedback: paris6969@altervista.org
Tutti i contenuti di paris6969.altervista.org sono proprietà dell'autore paris6969@altervista.org e sono protetti dalle leggi italiane ed internazionali relative ai diritti d'autore (copyright). Non possono essere utilizzati in tutto o in parte.
Socrate: secondo atto
- Narratore:
- Non fu cosi', ovviamente, che andarono le cose al povero Socrate.
In realta' egli fu condannato a morte, gli fu chiesto se voleva commutare la pena in un'altra pena altrettanto grave ma che poteva magari rendergli salva la vita, e lui disse che la pena doveva essere commutata in premio per i suoi servigi.
Fu cosi' che Socrate mori' in carcere dopo aver bevuto la cicuta, un potentissimo veleno, sotto l'ordine del tribunale, ordine eseguito dal messo cancelliere.
Socrate mori' lentamente come conseguenza del suo atto, sotto l'effetto del veleno attorniato dai discepoli che piansero il loro maestro mentre quest'ultimo li rassicurava esortandoli ad essere forti. Oggi noi presenteremo pero' un finale diverso da questo:
Socrate, come abbiamo visto, verra' sottoposto ad una seduta psicanalitica eseguita dal dottor Freud.
In realta' quasi 2000 anni di tempo intercorrono tra la nascita di Socrate e quella di Freud, ma chissa' cosa avrebbe pensato Freud di Socrate dopo aver assistito al suo processo?
In questo spettacolo gli autori della storia hanno inscenato un colloquio tra il dottor Freud e l'imputato Socrate. - Freud:
- Vieni pure Socrate... mi hanno informato adesso che io devo esaminare la tua mente... accomodati pure su questo lettino e mettiti a tuo agio.. rilassati.... Socrate, tu sei molto rilassato... fissa attentamente questo pendolo e rispondi alle mie domande quando te lo diro' io! Socrate.. ora tu sei piccolo... sei un bambino. Raccontami della tua vita con i tuoi genitori. Cosa facevi durante la giornata?
- Socrate:
- Da giovanotto ho dato una mano in bottega a mio padre scultore, finche' un bel giorno Critone innamoratosi della grazia della mia anima, cosi' lui mi disse, mi prese con se' per iniziarmi all'amore della conoscenza. Da allora mi sono dedicato sempre a coltivare la mia anima come se si trattasse di un orticello con tante verdure e a fare si' che ognuno coltivi il proprio orto e diventi un perfetto ortolano.
- Freud:
- E dimmi, Socrate, come mai conosci tutti questi giovani? Per quale motivo vuoi aiutarli a scoprire la verita'?
- Socrate:
- Una volta chiesi ad un giovane: sai dove si vende il pesce?
e lui mi rispose: si', certo. Al mercato.
E poi gli chiesi ancora: e sai dove gli uomini diventano virtuosi?
E lui: no, non lo so questo..
Allora gli dissi di seguirmi, senno' per tutta la vita avrebbe si' saputo orientarsi all'interno della citta' di Atene conoscendo tutte le vie e i sentieri piu' nascosti, ma non avrebbe conosciuto nulla delle vie della verita'.
Io non ho fatto altro che fare 'il vigile urbano' per tutta la vita: a chi me lo chiedeva indicavo la via per arrivare alla verita'. - Freud:
- Come mai Socrate ti sei sposato a 50 anni e non prima? Non desideravi vivere la vita a fianco di una donna che si occupasse di te, della casa e dei figli?
- Socrate:
- In verita' non mi interessava molto sposarmi. Io credo che le donne non sono capaci di partorire verita' ma solo figli. Anzi, a chi mi chiedeva se faceva bene a sposarsi, io gli ho sempre risposto: fai come ti pare, tanto in entrambi i casi ti pentirai amaramente
- Freud:
- Parlami di tua moglie, Santippe: come e' stata poi la vita coniugale?
- Socrate:
- Mia moglie Santippe? Percarita' non me la nominare!
Vivere con una donna del genere mi e' stato utile come domare un cavallo furioso: dopo si e' piu' preparati ad affrontare i propri simili nei discorsi di piazza e a sopportare anche i piu' antipatici. Cosa vuoi che ti dica, ormai mi ci ero abituato: e' come sentire il rumore incessante delle onde del mare. 'socraaaaaaaaateeeeeeee, socrateeeeeeeeeeee, buono a nullaaaaaaaaaaaaa'
E si lamentava sempre che non portavo a casa mai dei soldi... e mi diceva che ero uno scansafatiche e mi diceva che non mi preoccupavo mai dei figli... e POI MI CUCINAVA SEMPRE LE TRIPPE, non ne potevo piu'! trippe a pranzo.. trippe a cena. - Coro:
- Tutti sanno che Santippe
matta andava per le trippe
trippe a pranzo trippe a cena
e per Socrate che pena!
FINE