Ricordi in musica
/*Remembrance in music*/«Commossi ricordi in musica. Strade che si incrociano in continuazione. Che senso hanno i bivi? ....perché nessuno si preoccupa della segnaletica?» |
Last modified: Dec 13, 1997 (Created: Dec 13, 1997)
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Dunque un giorno il mio amico della Societa' del Sestetto mi offre di lavorare gratis per la suddetta societa'. Io non storco il naso come faro' in futuro per offerte inferiori ai quattro milioni.
Mi faccio dare un borsone e l'indirizzo, piu' qualche altra informazione logistica e parto. Sono abituato al viaggio in treno fino a Milano. Anzi, pur essendo caratterizzato dalla medesima durata di quello fino a Torino, mi fa piacere poter variare il paesaggio, le fermate, la periferia.
A differenza di Porta Susa, la Centrale ha un vasto spiazzo difronte a lei. Il riverbero del calore agostino e' allora piu' violento che quello del semplice largo lastricato in pietra torinese. Non sono abituato alla presenza dei tossici e allora evito il tragitto diretto, bensi' seguo un'ampia triettoria attorno alla piazza per raggiungere la tettoia dei bus.
E' ora di accennare un poco alla mia missione: spartiti per orchestra. Vado con il borsone vuoto per tornare con lo stesso pieno di spartiti per il concerto sinfonico che siterra' in serata. Ue', sto andando nel magazzino di Rimembranze! Se il negozio e' un tempio della musica... cosa sara' mai "il magazzino"? Io sto' andando al cuore del tempio.
Sto' fantasticando di cio' e mi accorgo di essere sostanzialmente in periferia. Percorro decisamente un'area industriale costituita da capannoni bassi e lunghe strade tutte perpendicolari tra loro. Le donne con le borse della spesa sono gia' scese tutte e sono rimasti solo operai e operaie. Scendono tutti con me... ma dove... forse al cuore del tempio della musica?
Beh, no. Loro entrano in un'altro capannone... uguale al mio. E' un capannone... non c'e' niente da dire su cio'... con gli uffici ricavati con leggere tramezze prefabbricate e gli infissi in alluminio anodizzato... uffici di un capannone. Cerco qualcosa che mi ricordi... beh... la musica, i concerti, le serate di gala... una moquette, un pannello insonorizzato... una angolo in appartato, in penombra, con magari un leggio... E la gente. Cercavo i musicisti, gente stravagante, gli artisti.
Ottengo scarsissima attenzione, ma alla fine mi accompagnano. E' una signora vestita come una maestra, gli occhiali in bilico in cima al naso tenuti su con la catenella. Attraverso il cortile e mi introduco un un'altro capannone. Questo e'... uguale all'altro. Solo che questo e' piu' alto, esattamente il doppio, evidentemente simile a quell degli uffici, ma customizzato diversamente. Camminando lungo le alte scaffalature vedo cumuli di carta ingiallita, coi lati sgualciti e ricoperti di polvere. Sono tenuti su con lo spago, quello grosso da pacchi grossi. Qualcuno e' avvolto senza alcun criterio unificatore in carta da pacchi. Vedo anche molti cartellini... da pacchi.
C'e' gente che si aggira senza fretta come me e la mia guida con un foglio in mano simile a quello che ho porto a lei -Intanto che le cerco la roba si accomodi pure la' in fondo.
Mi "accomodo" su una panca presso lunghi tavoli paralleli foderati dalla solita carta marrone e spessa, fissata come era da aspettarsi, con le puntine da disegno variamente ossidate ricavate da un unico dischetto di metallo a una o tre punte. Mentre mi guardo bene dall'appoggiami a tutto quell'infido marrone, sincero solo con le macchie di olio o liquidi, osservo altre due donne all'estremita' opposta del tavolo.
Sono, concedetemi, "simili" a quella che si sta' occupando della mia ambasciata. Hanno difronte a loro alcuni "pacchi" con lo spago disciolto. Sono molto lente, ma non stanno parlando tra loro che in maniera molto rarefatta. Vagliano cosi' gli spartiti annotando qualche cosa su un registro. Ora addirittura si fermano.
Noto che c'e' una brionvega vicino a loro, quella a foggia di due cubi incernierati. La stanno ascoltando con attenzione, ecco la ragione della loro lentezza. Ora sono ferme e la piu' anziana col gomito al tavolo, ha appoggiato la guancia alla mano. Lo sguardo e' alla radio, il sorriso e' sereno ma espressivo: -E' molto bravo, si... aah.
C'e' un pianista romantico che sta' attirando la loro attenzione. Il volume e' troppo discreto affinche' io percepisca la sonata eseguita, ma ecco che verso il finale la signora sorridente rinviene: -Bravino, bravino... ma qui e' scappato il ditino...- col tono severo ma comprensivo della mamma. Ma e' questo il tempio della musica?
Musica dei ricordi
Ci sono dei momenti nella vita in cui si fa ingresso nei piu' austeri templi, e si scopre che in realta'...Dunque un giorno il mio amico della Societa' del Sestetto mi offre di lavorare gratis per la suddetta societa'. Io non storco il naso come faro' in futuro per offerte inferiori ai quattro milioni.
Mi faccio dare un borsone e l'indirizzo, piu' qualche altra informazione logistica e parto. Sono abituato al viaggio in treno fino a Milano. Anzi, pur essendo caratterizzato dalla medesima durata di quello fino a Torino, mi fa piacere poter variare il paesaggio, le fermate, la periferia.
A differenza di Porta Susa, la Centrale ha un vasto spiazzo difronte a lei. Il riverbero del calore agostino e' allora piu' violento che quello del semplice largo lastricato in pietra torinese. Non sono abituato alla presenza dei tossici e allora evito il tragitto diretto, bensi' seguo un'ampia triettoria attorno alla piazza per raggiungere la tettoia dei bus.
E' ora di accennare un poco alla mia missione: spartiti per orchestra. Vado con il borsone vuoto per tornare con lo stesso pieno di spartiti per il concerto sinfonico che siterra' in serata. Ue', sto andando nel magazzino di Rimembranze! Se il negozio e' un tempio della musica... cosa sara' mai "il magazzino"? Io sto' andando al cuore del tempio.
Sto' fantasticando di cio' e mi accorgo di essere sostanzialmente in periferia. Percorro decisamente un'area industriale costituita da capannoni bassi e lunghe strade tutte perpendicolari tra loro. Le donne con le borse della spesa sono gia' scese tutte e sono rimasti solo operai e operaie. Scendono tutti con me... ma dove... forse al cuore del tempio della musica?
Beh, no. Loro entrano in un'altro capannone... uguale al mio. E' un capannone... non c'e' niente da dire su cio'... con gli uffici ricavati con leggere tramezze prefabbricate e gli infissi in alluminio anodizzato... uffici di un capannone. Cerco qualcosa che mi ricordi... beh... la musica, i concerti, le serate di gala... una moquette, un pannello insonorizzato... una angolo in appartato, in penombra, con magari un leggio... E la gente. Cercavo i musicisti, gente stravagante, gli artisti.
Ottengo scarsissima attenzione, ma alla fine mi accompagnano. E' una signora vestita come una maestra, gli occhiali in bilico in cima al naso tenuti su con la catenella. Attraverso il cortile e mi introduco un un'altro capannone. Questo e'... uguale all'altro. Solo che questo e' piu' alto, esattamente il doppio, evidentemente simile a quell degli uffici, ma customizzato diversamente. Camminando lungo le alte scaffalature vedo cumuli di carta ingiallita, coi lati sgualciti e ricoperti di polvere. Sono tenuti su con lo spago, quello grosso da pacchi grossi. Qualcuno e' avvolto senza alcun criterio unificatore in carta da pacchi. Vedo anche molti cartellini... da pacchi.
C'e' gente che si aggira senza fretta come me e la mia guida con un foglio in mano simile a quello che ho porto a lei -Intanto che le cerco la roba si accomodi pure la' in fondo.
Mi "accomodo" su una panca presso lunghi tavoli paralleli foderati dalla solita carta marrone e spessa, fissata come era da aspettarsi, con le puntine da disegno variamente ossidate ricavate da un unico dischetto di metallo a una o tre punte. Mentre mi guardo bene dall'appoggiami a tutto quell'infido marrone, sincero solo con le macchie di olio o liquidi, osservo altre due donne all'estremita' opposta del tavolo.
Sono, concedetemi, "simili" a quella che si sta' occupando della mia ambasciata. Hanno difronte a loro alcuni "pacchi" con lo spago disciolto. Sono molto lente, ma non stanno parlando tra loro che in maniera molto rarefatta. Vagliano cosi' gli spartiti annotando qualche cosa su un registro. Ora addirittura si fermano.
Noto che c'e' una brionvega vicino a loro, quella a foggia di due cubi incernierati. La stanno ascoltando con attenzione, ecco la ragione della loro lentezza. Ora sono ferme e la piu' anziana col gomito al tavolo, ha appoggiato la guancia alla mano. Lo sguardo e' alla radio, il sorriso e' sereno ma espressivo: -E' molto bravo, si... aah.
C'e' un pianista romantico che sta' attirando la loro attenzione. Il volume e' troppo discreto affinche' io percepisca la sonata eseguita, ma ecco che verso il finale la signora sorridente rinviene: -Bravino, bravino... ma qui e' scappato il ditino...- col tono severo ma comprensivo della mamma. Ma e' questo il tempio della musica?
FINE