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Esame Sangue


Esame del sangue

/*Blood exam*/  
esame sangue «Ancora spettri di universita'. Niente sesso o materia organica questa volta. Anzi la materia d'esame era per me fondamentale, e finì nel sangue
 

Last modified: Sep 11, 1997 (Created: Sep 11, 1997)
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Esame nel sangue

'Chi vuole sostenere l'esame? Consegnate lo statino'.
Due mesti individui segnati nel volto dallo studio, vessati da settimane da libri arroganti, si avvicinarono alla cattedra. Uno rovesciò la sedia su cui era seduto. L'altro non riuscì a staccarsela dal fondo dei pantaloni, che a causa dell'attesa trepidante era tutta bagnata delle sue secrezioni più immonde.
Il professore controllò meticolosamente i due foglietti. 'Venga uno da me, e l'altro dal mio assistente...'. Evidentemente si accorse del trambusto in aula: '...anzi, lei con la sedia venga da me che dal prof.Lippa ce ne già una'.
Divertito da questa sua battuta il prof.Cippa si guardò intorno sorridendo per cercare consensi, ma la platea a causa della tensione che regnava in aula era completamente apatica a qualunque umorismo, e quindi non ne ottenne. D'altronde ciò non intaccava certo la sua popolarità, in quanto non ne possedeva, anzi... 'Non ridete eh!?'. E così dicendo non allentò il sorriso, anzi lo estese a tutti i denti: ora era chiaramente di cattiveria.
Il prof.Lippa era più simpatico, chiese subito: 'Ha studiato abbastanza?'. La matricola n.53521 non aveva ancora stabilito la tattica da seguire durante il colloquio, se spavalda o timida, e si limitò a un neutrale: 'Me lo auguro'. 'Io no!'. L'esame cominciò così.
La prima domanda andò benino per entrambi, ma era solo una entreè. Ora cominciavano le domande difficili. La più tremenda la fece il prof.Cippa, tanto che all'esaminando si piegarono le ginocchia.
'Chissà cosa ha fatto anziché studiare. Io conosco gli studenti come lei, per voi le vacanze non finiscono mai... A proposito, bella giornata vero oggi?'. Effettivamente era una bella giornata di fine estate, ancora calda ma ventilata, ammantata dello splendore del cielo terso attraversato ad intervalli da stormi di uccelli migratori. Lo studente ingenuamente sorrise. 'Oscurate!'. Urlacchiò improvvisamente Cippa. 'Oscurate! Oscurate, diamine!'.
Entrarono dei bidelli neri come becchini, che oscurarono le veneziane, quindi uscendo si fermarono innanzi alla cattedra battendo i tacchi e alzando il braccio destro teso innanzi a loro. Questa volta la trovata del professore piacque molto al suo assistente, e i due cattedratici si rovesciarono dalle sedie, sghignazzando in maniera scomposta di fronte allo sguardo agghiacciato dei presenti in aula: l'intesa tra loro era perfetta.
Dal canto suo il prof.Lippa intese riprendere l'interrogazione con lo stesso stile bonario. 'Anche lei non mi pare molto dedito allo studio; anzi, ha frequentato il mio corso? Non mi pare di averla mai vista'. E ad alta voce chiese alla moltitudine: 'Qualcuno è disposto a testimoniare che il qui presente ha frequentato il mio corso?'. Intimoriti, solo alcuni tra gli amici più stretti della matricola n.53900 alzarono il braccio, e solo a metà quasi col timore di essere visti. Addirittura un gruppo di Sinistristi, servilmente negavano ad alta voce di averlo mai visto, con il palese intento di guadagnare influenza nel dipartimento di Cippa-Lippa. E rivoltosi gli nuovamente: 'Non molti come può lei stesso constatare, e comunque non attendibili: ciò gioca naturalmente a suo sfavore. Guardi, per aiutarla ad uscire dal guana in cui si è cacciato le farò ancora una domanda non moltissimo difficile'. Ovviamente era pazzesca.
'Guardi professore, forse è meglio che io torni la prossima volta', e fece l'atto di allungare la mano verso il proprio libretto lasciato sulla cattedra prima di sottostare all'Inquisizione. 'Fermo!' fece Cippa abbandonando il proprio esame, e con un balzo immobilizzo la mano resa esangue dal terrore schiacciandola sul tavolo tramite un frustino da cavallerizzo: 'Non avrà mica pensato che io la lasci andare via così semplicemente? ...Io prima la sbatto tra i 'plotoni'!' esclamò urlando in faccia allo studentello che arretrava spaventato raggiungendo una distanza inquietante dalla propria mano. Le luci si affievolirono e dal nulla comparvero una decina di professori dello stesso dipartimento di Cippa-Lippa vestiti in gran livrea, che si disposero in due ali tra la cattedra e la porta dell'aula; Cippa-Lippa si spostarono a passi leggeri sulla soglia. L'aula fu investita dalle note dell'introduzione de 'Also sprach Zarathustra', e uno spot illuminò il pallido viso del 'condannato', che a passi lenti prese ad attraversare il drappello. I professori presero le sembianze di Satiri, e a turno si preoccuparono di schiaffeggiarlo con il Libretto Universitario, lanciandogli improperi terribili che tuttavia nessuno tra i presenti riusciva a udire a causa del frastuono della musica. E nessuno comunque ci sarebbe riuscito. Infatti nel profondo della oscurità circostante, emettendo cigolii sinistri, da ogni anfratto dell'aula, da in mezzo le gambe degli studenti, da dentro gli armadi, dalle crepe dell'intonaco uscirono acri sbuffi sulfurei, e con essi gnomi, streghe, diavoli inferociti, schifosissimi animali striscianti e bavosi, e tutti sghignazzavano e bestemmiavano, palpavano e accarezzavano le misere matricole della Facoltà di Ingegneria, e li obbligavano a ridere pure loro, e a schernire il loro compagno coperto dall'onta della bocciatura.
Il poveretto tuttavia, era attratto dallo sguardo magnetico del suo inquisitore che aveva preso le sue reali sembianze di Vampiro della Transilvania, e non si rendeva conto neppure di stare camminando a piedi scalzi su un tappeto di tizzoni ardenti prontamente predisposto da qualche satanasso: niente lui sentiva, solo quello sguardo che lo trafiggeva impietosamente e lo chiamava a sé. Giunto al fondo dell'infame corridoio umano, in corrispondenza dell'ultimo possente pieno orchestrale, in mezzo all'esplosione di mille colori di giochi pirotecnici provenienti da quella che era oramai la casa di Baba-Yaga, si udì una voce che sovrastò l'immenso fragore come un boato proveniente dagli abissi di chissà quale inferno: 'Bocciato!'.
Un istante dopo l'aula si presentava normalissima, come se niente fosse accaduto, e Cippa, nella sua solita tenuta da ingegnere docente, presso la porta, stracciava con furia lo statino, e si accomiatava dallo stordito 53900. 'Ed ora tocca a te 53521... ma dove è finito, maledizione?'. Un alito d'aria lo accarezzo in pieno viso: proveniva dalla finestra dietro la veneziana chiusa, le cui lamine di metallo riportavano una marcata deformazione. Il vetro era rotto, e sui bordi taglienti delle fratture scintillavano al sole gocce di rosso sangue. 'Maledetto! I cani presto!' urlò Cippa. Con fare soddisfatto Lippa si limitò a osservare che non ce n'era bisogno, in quanto la finestra si trovava al quinto piano. 'Maledetto! Maledetto!' ripeté il professore stringendo i pugni e accasciandosi melanconicamente al suolo, non ancora sazio. Un Cattolicista gli si avvicinò e in un eccesso di servilismo gli pose sulle spalle la giacca, come aveva visto fare mille volte nei film proiettati in parrocchia. Il professore si girò senza dire nulla e lo mangiò vivo.
FINE

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