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Pericolo Elettrico


Elettricità ed elettrotecnica

/*Electricity and electric*/  
elettricita elettrotecnica «Tributo obbligatorio alla materia alla quale ho dedicato la mia giovinezza, oltre alla fotografia, architettura, semiologia, gesthalt e romanticherie.»
 

Last modified: 7 Gen, 2000 (Created: 12 Apr, 1998)
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Elettricità ed elettrotecnica

Non e' indispensabile per il proseguo, ma chi volesse acquisire un background piu' che sufficente, anzi superfluo, legga la piccola nota su cosa e' l'elettricità e l'elettrotecnica. Voi vi chiedete dove ho letto tutto cio'? No. Io ve lo dico lo stesso: La mia formazione.

Primi vagiti

Non so se ricordate le belle spine di una volta. Avevano i poli scoperti fino all'impugnatura. E la presa a sua volta aveva i propri poli fino all'esterno della placchetta rivolta all'esterno della parete. Le conseguenze erano che all'atto di accoppiarle o disaccoppiarle, in prossimita' delle dita ci si ritrovavano delle due belle barrette di bronzo alla tensione di rete. Quel lontano 1972 dovevo fare la mia prima esperienza di contatto accidentale con elementi elettricamente attivi. La spina che impugnavo maldestramente era quella delle luci del presepio e dell'albero di natale di quell'anno.

Lavori casalinghi

Consuete situazioni che mi si sono ripresentate e che hanno contribuito alla mia concezione della natura conduttiva (e adduttiva di sfiga) della natura umana sono molteplici. Avete provato a recidere con la pinza un cavo bipolare in tensione? Avete provato a svitare una lampadina tenendo il collarino metallico che fissa il portalampada al diffusore?

Brindisi

battersea
L'esperienza piu' intensa del mio primo lavoro e' stata senza dubbio la missione a Brindisi. Ho gia' illustrato la parte di me meno nobile in quell'occasione, ora illustrero' quella piu' avventurosa.
Sto scrivendo al colmo dell'ispirazione indottami dall'aver attraversato un sottopasso ferroviario al passaggio di uno di quei lunghi merci carichi di pentole vuote mal assicurate con le ruote ovalizzate dalle corse a perdifiato su delle rotaie sottoposte alla brocciatura delle smangiucchiate di un godzilla affamato. Cosa c'entra con l'elettricita'? Tanto vale cominciare. - Per di qua - dal piazzale ventoso e assolato ci dirigiamo in un area a ridosso dell'officina elettrica con alcuni trasformatori di piccola potenza per l'alimentazione di servizi ausiliari.
Siamo all'interno dell'enorme stabilimento petrolchimico XX di Brindisi. Immaginate un'area grande come una citta', tutta recintata, e dove al posto dei quartieri e dei palazzi vi sono aree con strane costruzioni metalliche simili ad alambicchi di varia altezza e rumorosita' alternati a campi di calcio di tubi e stazioni elettriche.
Fa' eccezione questa centrale (o officina) elettrica che pare una specie di fabbrica alta quanto le caldaie di generazione del vapore celate al suo interno. Di fronte, oltre la strada la stazione di trasformazione e distribuzione. Enormi trasformatori AT/MT collegati da un lato alla linea aerea che porta lontano le perturbazioni elettromagnetiche corriere di energia, e dall'altro lato grossi fasci costituiti da numerosi cavi che come uno zampillo fuoriescono in alto dal cassone grigio di lamiera ondulata e subito spariscono sottoterra. Non ho brillanti aneddoti sulla stazione. L'ho solo disegnata nei minimi particolari e collocato al suo interno due altri bestioni.
Ora siamo sul fianco dell'officina. E' una specie di fabbrica, molto lunga. Ci sono numerosi gruppi di generazione costituiti da un'alternatore accoppiato ad una turbina a vapore. I gruppi sono tutti gli uni accanto agli altri e le sbarre convogliatrici di energia fuoriescono dal basso, lungo un cubicolo verticale di cemento che costituisce anche un supporto protetto per le stesse. Lungo il cubicolo le sbarre sono connesse ai cavi che dopo essere variamente collegate tramite quadri elettrici raggiungeranno la stazione che vi ho descritto precedentemente.
La sala quadri MT l'avevamo gia' visitata. MT sta per media tensione, nel nostro caso poco meno di 15 000 volt. Tenete presente che il pericolo che si corre toccando i fili sotto potenziale elettrico e' crescente in maniera piu' che lineare con la tensione. Tensioni alternate di 50 V sono considerate il limite per il quale ragionevolmente in condizioni 'normali' non si possa correre pericoli. Avendo lavorato alla progettazione di apparati di questo tipo dovrei essere sereno.

Grossomodo dovrei essere certo che: 'Il contatto accidentale con una parte in tensione non dovrebbe essere possibile, in quanto queste dovrebbero essere tutte segregate e protette per l'appunto contro il contatto diretto. Inoltre eventuali guasti alle apparecchiature o all'isolamento di parti di esse non possono mai determinare una condizione pericolosa per coloro che si trovano nelle loro vicinanze.'
Ma non mi sento al sicuro.
Un locale lunghissimo, rumoroso. Su un lato corrono delle lunghe vetrate collocate in alto, sotto il soffito, da cui e' visibile la stazione elettrica. Sull'altro lato i quadri. Sono nella soluzione 'a giorno' cosi' definiti perche' non racchiusi da alcun involucro continuo. Le parti in tensione infatti sono visibili e racchiuse in una specie di cabne le cui pareti sono costituite da una griglia... anzi, per melgio dire da una rete con maglie di circa 3 cm. La loro vista e' inquietante. Si tratta di apparecchiature anni '70, e per questo sono ossidate superficialmente e dall'aspetto polveroso e sporco. Sono state cosi' realizzate perche' al loro interno sono custoditi dei vecchi interruttori ad aria, oltretutto di 'potenza' veramente al limite del realizzabile per la media tensione. Si tratta in definitiva di costruzioni speciali, per le quali non esistevano armadi in lamiera o acciaio economicamente ragionevili. Le sbarre a media tensione sono perfettamente visibili. Il rumore che si percepisce determina una sorta di stato ansioso in me. Razionalmente so che e' originato dalla sala macchine sovrastante e in minima parte dai trasformatori dei servizi ausiliari e di misura contenuti negli armadi. Ma e' talmente incombente la sensazione di potenza e pericolosita' dell'energia in transito a pochi metri da me...
Dal fianco dello stabilimento, ora scendiamo al disotto della sala quadri MT. Una breve scala ci conduce difronte ad una massiccia porta d'acciaio. Mi invitano ad indossare l'elmetto antiinfortunio che mi avevano consegnato all'ingresso. Il portone viene aperto e accedo al piu' inquietante ambiente industriale che mi sia mai capitato di attraversare. Si tratta di un cunicolo, largo quando un vagone ferroviario, ma completamente occupato dalle mensole per sorreggere i cavi. I cavi. Sono i cavi in media tensione che fuoriescono dall'alto in corrispondenza dei quadri MT. I cavi che vi sto citando sono da 400 mm di sezione. Parliamo quindi di un fascio circolare di piccoli fili di rame, alluminio e acciaio dal diametro di 23 mm. A questo aggiungiamo l'isolamento in 'G5' e arriviamo a 33 mm. Sono bianchi, grigi, neri e rossi, senza alcun apparente criterio. Sono adagiati come ho detto sulle mensole ai ripieni piu' alti. Su ogni mensola ve ne sono una decina a fasci di due o tre. Ogni tanto sono ancorati alle mensole tramite delle fasce di materiale plastico. Sono ancorati perche' le forze mostruose che si originano in condizione di guasto o di intervento degli interruttori dei quadri li solleciterebbe allontanandoli o attirandoli tra di loro, sferzando con la loro massa di tonnellate chiunque si trovasse nelle vicinanze. I cavi sono molto disordinati, e in taluni punti, non potendo essere contunuti sulle mensole sono stati collocati per ampi tratti per terra.
Ogni tanto noto la presenta di enomi palloni d Halon. Si tratta dell'impianto ignifugo. Si tratta di palloni pieni appunto di detto gas, che ha la proprietà' di combinarsi con l'ossigeno non rendendolo cosi' disponibile alla ocmbustione... Ripenso alla porta d'acciaio all'estremita' del cunicolo. Come nei film sui sommergibili immagino un disgraziato di corsa verso l'unica via d'uscita che la trovasse chiusa, mentre l'ossigeno rapidamente verrebbe assorbito dalle molecole del contenuto di quei palloni... Nonostante ci troviamo praticamente appena al disopra delle fondamnta della centrale, le vibrazioni sono fortissime e a bassa frequenza, come accade nelle strutture in cemento armato. Avanziamo tra questi cilindri oblunghi, illuminati scrsamente da plafoniere dalla luce rossastra. Ad un certo punto, scavalcando dei cavi posti in diagonale per terra, mi accorgo che sto camminando in un dito d'acqua... acqua in cui sono immersi quegli ordigni a media tensione. L'acqua sgocciola addirittura dall'alto, creando piccole stalattiti e stalagmiti. Mi faccio coraggio perche' i miei accompagnatori piu' esperti paiono non preoccuparsi della stuazione. Sembra il sottocoperta di una nave. Vi sono addirittura dei bocconi contro i topi. Ricordo allora il capitolato di quel lavoro, ove si specificava che i cavi dovevano avere una guaina anti ratto.
Splendida quella gita. Tutta una serie di dettagli del lavoro che avevo svolto nello studio di progettazione, difronte a schemi elettrici, planimetrie trovavano una spiegazione, venivano promossi alla classe della concretezza con l'eleganza della necessita' e della logica....
Ho l'impressione di camminare in una grotta, al di sotto di un mostruoso albero sulle sue radici di
FINE

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